Il buio nell'anima
Che delusione l'ultimo film di Neil Jordan. The Brave One comincia bene, fa sperare: i grattacieli di New York che si muovono dietro un vetro deformante, e intanto la voce over della protagonista parla di ricordi, di cose perdute, del cambiamento. Ma poi il personaggio di Erica Bain (Jodie Foster, del tutto fuori forma) cade a pezzi: è la sceneggiatura a volerlo, certo, ma nel seguito del film il copione non sa dare una forma a questo disordine tragico. La storia mette molta carne al fuoco (quello delle pallottole, soprattutto), vuole toccare molti temi ma così facendo, appunto, si sbriciola e perde di senso. Dal punto di vista della drammaturgia, il film non mi è sembrato molto compatto: ci sono diversi personaggi che sembrano entrare in scena ma che poi spariscono quasi inspiegabilmente, e questo fa pensare che non avrebbero nemmeno dovuto esserci. I dialoghi sono a volte implausibili fino all'assurdità, mentre il film si trasforma paradossalmente da dramma introspettivo a poliziesco più o meno spettacolare, ma di seconda mano. La cosa peggiore è il fatto che, dopo aver posto un interrogativo morale non da poco (è lecito farsi giustizia da sè, quando l'Autorità è assente o impotente?), il film risponde ad esso in modo totalmente hollywoodiano, superficiale, ottuso; finge comprensione e umanità, ma il suo è soltanto un modo di chiudere i conti sbrigativamente con il meccanismo filmico del finale catartico, previsto e voluto dallo spettatore. Solo un meccanismo, ecco cos'è The Brave One, e funziona anche molto male.
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