Galantuomini
Niente male l'ultimo lavoro di Edoardo Winspeare: che non è, occorre ricordare, una storia d'amore, bensì un bel ritratto femminile che si regge in gran parte sull'ottima interpretazione di Donatella Finocchiaro. L'attrice catanese offre qui una delle prove migliori della sua carriera e mostra una grande maturità e la ormai totale padronanza dei propri mezzi espressivi. Un film al femminile quindi, nonostante il titolo (che è del tutto ironico). C'è sicuramente qualche imperfezione nella scrittura, qualche personaggio di troppo sullo sfondo; talvolta anche la protagonista è un po' sfuocata... Ma l'energia e il coraggio di Lucia, femmina salentina dalla doppia vita, hanno valso alla Finocchiaro il premio come migliore attrice all'ultimo Festival di Roma. Invece mi aspettavo un po' di più da Fabrizio Gifuni, altro grande attore, ma qui forse un po' troppo fuori parte: il suo magistrato di origine salentina, cresciuto professionalmente a Milano e ora tornato a Lecce, è ambiguo da copione e interpretato di conseguenza, ma mi è sembrato mancare di sfumature e appiattirsi progressivamente nel corso del film; è comunque lui a rappresentare, più di tutti gli altri, i "galantuomini" del titolo: incapace di tenere fede agli obblighi di coscienza richiesti dalla sua professione soltanto per soddisfare i propri desideri carnali, il giudice si dimostrerà anche persona poco coraggiosa e non in grado di sfidare le regole della "buona morale" in nome dell'amore... Ma ripeto, tutto il genere maschile esce malconcio dal film di Winspeare. Bella la scena finale.
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