lunedì 15 dicembre 2008
A prima vista sembra un film di fattura inglese, proprio come Full Monty o Sognando Beckham: fattura ottima dunque, con quell'estetica working-class dietro la quale si cela un artigianato filmico di prima qualità. Ma il regista è italiano e si chiama Uberto Pasolini (che per Full Monty fu produttore, undici anni fa); il cast è tutto singalese, la produzione è anche tedesca. E uno pensa: se questo non è un prodotto tipico della globalizzazione, la globalizzazione non esiste... Invece non siamo al fast-food del grande schermo, forse anche perché Machan racconta una storia vera. Vera, e in qualche modo eroica; una storia di coraggio, che però fa sorridere. Che bello questo cinema che ti stupisce, e ti commuove anche (bellissima la scena finale); come si sta bene quando si entra in un cinema soltanto per far passare un paio d'ore senza pensare, e se ne esce sentendo di avere guadagnato qualcosa. A parte questo, Machan è un ottimo spettacolo: regia robusta e senza fronzoli, copione che mescola bene i toni e le emozioni, con il ritmo giusto; attori di mestiere e in gran forma.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento