Il matrimonio di Lorna
C'è poco da dire, la filmografia dei fratelli Dardenne è una delle vette del cinema contemporaneo. Naturalismo totale, recitazioni perfette, storie impareggiabili... Ma soprattutto è dalla loro una capacità di esplorazione dell'animo umano che è inarrivabile, unica. I loro film possiedono la forma della semplicità e la sostanza dell'insondabile. Anche questa volta, con Le silence de Lorna, i due autori-artigiani belgi hanno realizzato un'opera inesorabile, che costringe lo spettatore ad essere seguita dalla prima all'ultima inquadratura. La narrazione ha una forza straordinaria, e il suo potere ammaliante deriva, come sempre nel cinema dei Dardenne, dall'ellissi: è la reticenza sul passato dei personaggi, sulla loro identità o sui loro scopi, ad alimentare la tensione oscura che, fortissima, si percepisce dietro le poche battute di dialogo o i lunghi silenzi. Cinema dunque in cui il non detto conta assai più di quanto viene dichiarato; e nello stesso tempo il procedimento è apparentemente semplice: portare lo spettatore nel mezzo degli avvenimenti, farlo partecipare alla scena. E così la macchina da presa non è mai fissa, la luce è naturale, ci sono pochi tagli di montaggio, e via di seguito... Un'autorialità così forte, apparentemente senza stilemi. Un miracolo. Ma basta poco per accorgersi inequivocabilmente che si sta vedendo un film di Jean-Pierre e Luc Dardenne: perché il tema del lavoro, della dignità salvifica che da esso proviene, è un'altra costante del loro cinema. Così come l'attenzione agli emarginati, a chi vive ai confini di ciò che viene chiamato "società": a queste persone i due cineasti dedicano sempre il proprio cuore, facendone ritratti indimenticabili, profondi e sinceri. E' uno sguardo pieno di onestà e pietà, oggi rarissimo, e quindi tanto più necessario e prezioso.
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