TG1 Speciale? Proprio per niente
Qualcuno ha visto Speciale TG1 domenica sera? No? Fatto bene. Perché era un'emerita stupidaggine. Anzi, era peggio, era pericoloso.
Il titolo era Noi, ragazzi di oggi, noi. Quindi l'argomento è chiaro, no? La degenerazione, generica, di quei personaggi che oggi hanno fra i 15 e i 20 anni, più o meno, e che vengono inesorabilmente etichettati con la parola giovani. A parte che io ho la mia opinione su cosa significhi essere giovani; non la espongo, perché sarebbe debordante e soprattutto immagino non importi a nessuno; mi limito a dire che non penso consista in semplici dati anagrafici. Qui però il termine giovani è usato nel senso in cui lo usano le malerazze del marketing: ovvero per semplificare, trasformare le persone in oggetti e di conseguenza in prodotti da vendere.
Cerco di spiegarmi. Cos'hanno fatto di male quelli dello Speciale, secondo me? Beh, prima di tutto hanno, appunto, semplificato. Hanno fornito un'immagine superficialissima dei suddetti 15-20enni, un'immagine che, ancor più grave, non è per nulla nuova: quasi tutti i giovani sono cattivi e crudeli, quasi tutti sono bulli, quasi tutti usano il telefonino e feisbuk per atti di esibizionismo che possono essere semplici scherzi o anche atti di violenza ai danni dei più deboli. Sono discotecari impasticcati, pipparoli e ladri occasionali. C'è lo psichiatra del caso, reclutato per dire che i giovani sono narcisisti. Ma va? Ci sono anche due signore dall'aria gentile e profonda, che raccontano dei genitori assenti, di quanto faccia schifo il mondo dei politici, di quanto gli esempi negativi siano sotto gli occhi di tutti, ecc. ecc. Insomma, semplificazione prima di tutto.
Ma quelli dello Speciale (autori della puntata: Carlotta Angeloni, Marco Bariletti, Marco Clementi e Alessio Zucchini) hanno fatto anche peggio: hanno contribuito a "vendere" ai giovani un'immagine dei giovani stessi che non infastidisce, non crea problemi, e anzi induce all'imitazione. La puntata infatti ha tutte le caratteristiche dei programmi "per giovani": ritmo veloce, montaggio fatto di segmenti brevi e giustapposti, colonna sonora MTV-style, fugaci spezzoni di interviste anonime che possono irritare o stuzzicare, ma che sono in ogni caso fatte per non andare oltre la superficie. In questo modo, ed è solamente l'umilissima opinione di chi scrive, si contribuisce a diffondere il fenomeno "studiato", non a contrastarlo. Più fai vedere una cosa negativa senza spiegare bene che è negativa, più mi sembra facile che questa cosa si diffonda.
Poi, alla fine del programma, ci sono un paio di esempi "virtuosi" buttati lì, con la solita tecnica odiosa dei servizi da telegiornale, come a dire: le cose vanno male, ma in fondo c'è sempre qualcuno che resiste, e questo è motivo di speranza. Speranza un cazzo, aggiungo io, perché l'immagine del musicista ventenne che non usa quasi mai internet o telefonino, e che è stato invitato a suonare all'insediamento del presidente Obama, non è - semplicemente - realistica: è un esempio irraggiungibile per la maggior parte dei giovani. Questa io la chiamo ipocrisia.
Insomma, il TG1 si è trasformato per una sera in un programma per "giovani"; ha fatto informazione cattiva, perché superficiale e altamente biased, distorta; ha venduto ai "giovani" una rappresentazione di loro stessi di tipo propagandistico, mostrando indiscriminatamente delle pratiche negative senza spiegare come si doveva che quelle pratiche sono sbagliate. Nello stesso tempo ha confermato nei non-giovani i pregiudizi e gli stereotipi sui "giovani", senza neppure farli sentire troppo in colpa. Non c'era un minimo di psicologia o sociologia seria in quel programma, nessuna spiegazione, soltanto spettacolarizzazione di comportamenti negativi. E spettacolarizzazione significa riconoscimento, accettazione, e infine ulteriore diffusione.
Allora una domanda la faccio io agli autori: secondo voi, la televisione che parte ha in tutto questo? In quello che succede a scuola, nei corridoi e nelle aule, nei cortili, nelle strade, dentro le case... Voi quanta colpa vi dareste?
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