martedì 31 luglio 2007

Come l'ombra

Sin dalla prima inquadratura di Come l'ombra è ben chiaro, anzi trasparente - come la vetrata dietro la quale si muove la macchina da presa - chi sia la vera protagonista del film: Milano, o per meglio dire ciò che oggi Milano rappresenta agli occhi della brava Marina Spada, autrice e regista del film. I primi fotogrammi sembrano introdurci nell'esistenza di una persona, una donna di nome Claudia, intenta a compiere le azioni della propria quotidianità. Ma è soltanto un'apparenza: Claudia è un esempio, un simbolo, un non-soggetto che rappresenta altri milioni di soggetti simili nelle loro azioni, reazioni e relazioni. Al centro del film sta un vuoto silenzioso, che si percepisce negli interstizi dell'agire di Claudia e che permea inesorabilmente la sua esistenza e quella di un'intera città-mondo. Se Claudia rappresenta (quasi) fino alla fine il vuoto del senso e l'evidenza del nulla, la sua controparte nel film è Olga, la ragazza ucraina che attraverserà per breve tempo l'esistenza di Claudia. Olga sembra incarnare il mistero, la possibilità, e somiglia tanto alla sublime figura salvifica montaliana di Ti libero la fronte dai ghiaccioli. La sua 'funzione' nel film è offrire un'opportunità, squarciare il velo dell'algida apparenza metropolitana e dare una nuova coscienza a Claudia: la coscienza dell'altrove, in senso lato. C'è molto del primo Soldini in questo piccolo grande film, e c'è anche Michelangelo Antonioni, che c'è e ci sarà sempre. Perfetta la fotografia - sostanziale al film - a cui ha fatto da mentore nientemeno che Gabriele Basilico; efficaci i protagonisti Anita Kravos, Karolina Dafne Porcari e Paolo Pierobon.
Infine: ho avuto la fortuna di assistere alla proiezione digitale del film, che in digitale è stato anche girato; e devo dire che, nonostante la qualità passibile di miglioramento, su pellicola il film avrebbe perso e non guadagnato: perché il digitale è uno sguardo altro, diverso e anch'esso sostanziale a questo film. Qualcosa di nuovo sta iniziando.

I testimoni

Sono molto affezionato al cinema di André Téchiné: questo regista francese, uno dei migliori oggi in circolazione assieme a Robert Guédiguian, è un grande artigiano ma soprattutto un grande Autore. Il suo linguaggio filmico è sommesso e reticente, ma anche forte e solido. Un maestro con gli attori, Téchiné racconta spesso delle distanze, fisiche e mentali, fra gli uomini, con una grande capacità introspettiva e una grande pietas verso tutti i suoi personaggi; cinema dell'altrove, dell'insolito nel quotidiano, del silenzio e dell'ascolto. Con questo ultimo Les Temoines il regista ritorna nella Parigi dell'estate 1984 per narrare l'ingresso dell'AIDS nella vita di un gruppo di amici e nell'immaginario occidentale. Dico subito che il film è meno riuscito dei precedenti: la sua forza sta soprattutto nella ricostruzione storica e nell'analisi sociologica del milieu parigino dei primi anni ottanta, caratterizzato da una grande e spregiudicata vivacità sessuale; ma proprio questa vivacità nelle relazioni rischia - nel film - di togliere credibilità ai personaggi coinvolti. E' come se i rapporti rappresentati nel film, etero od omosessuali che siano, possiedano una verosimiglianza che i personaggi stessi non hanno, nelle loro scelte e decisioni: Téchiné ha tentato di rappresentare un ambiente 'facile', ma ha finito con il semplificare troppo i suoi stessi personaggi. Il film rimane comunque importante, per la sua trasparenza morale e per il suo essere appunto, al di là di ogni difetto, una vera testimonianza: attitudine alquanto rara nel cinema di oggi.

Michel Serrault, Ingmar Bergman, Michelangelo Antonioni



venerdì 27 luglio 2007

Yahoo! e i torturatori cinesi (ne ha parlato qualcuno?)

http://it.theinquirer.net/2007/04/yahoo_citata_in_giudizio_per_a.html

Yahoo citata in giudizio per aver fornito informazioni al governo cinese

da The Inquirer Team: Venerdì 20 Aprile 2007, 10:40

UN’ASSOCIAZIONE che si occupa di diritti umani ha fatto causa a Yahoo per aver collaborato con il governo cinese rivelando informazioni che hanno portato all’arresto e alla tortura di alcuni dissidenti.

Click here to find out more!Secondo la CNN, la sede statunitense dell’organizzazione mondiale per i diritti umani ha chiesto i danni all’azienda e pretende che Yahoo favorisca il rilascio di tutti i detenuti.

Morton Sklar, portavoce dell’associazione, ha dichiarato che le aziende che operano all’estero dovrebbero essere più consapevoli delle loro responsabilità ed evitare di promuovere e incoraggiare gravi violazioni dei diritti umani.
Yahoo aveva consegnato dati riguardanti i suoi utenti su richiesta del governo cinese, spiegando che i suoi dipendenti avrebbero subito sanzioni civili e penali se non si fossero attenuti alle leggi locali.

(Articolo originale di Nick Farrell)

lunedì 23 luglio 2007

[senza parole]

Un articolo dell'ANSA:

2007-07-23 20:13


BOSNIACO SALVA BIMBI ITALIANI, RECUPERATO IL CORPO

VENEZIA - E' stato recuperato il corpo di Dragan Cigan, 32 anni, il muratore bosniaco scomparso in mare dopo aver tratto in salvo due bimbi di 7 e 10 che avevano chiesto aiuto perché in difficoltà tra le onde della spiaggia di Cortellazzo (Venezia). Il corpo è stato trovato nella Laguna del Mort, tra Cortellazzo ed Eraclea (Venezia). Le operazioni, condotte dalla Guardia Costiera di Jesolo (Venezia), erano riprese all'alba, con il supporto della Capitaneria di Porto di Venezia e dei vigili del fuoco - con un elicottero e gruppi di loro sommozzatori - di Mestre, Jesolo e Vicenza.


Cigan era originario di Celinac, in Bosnia, dove risiedono sua moglie con i loro due bambini: quando le grida dei piccoli che si dibattevano in acqua lo hanno allertato, si trovava sulla spiaggia libera di Cortellazzo alla foce del Piave assieme alla sorella Zorica, al cognato Sveto Gregojevic e al nipote di 10 anni, con i quali vive a San Martino di Lupari (Padova). Secondo la ricostruzione, l'uomo si è precipitato in mare per portare soccorso alla bambina. Una volta raggiunta l'ha passata a un altro extracomunitario, un marocchino di 35 anni che si trovava sulla scogliera, prima di venire travolto da un'onda che lo ha fatto scomparire sott'acqua.

Secondo il comando della Guardia Costiera jesolana il bambino é stato salvato quindi dall'intervento di altri tre bagnanti veneziani, due ragazzi di Mestre e uno di Mira. Oltre ai comprensibili momenti di paura legati alla tragedia sulla spiaggia di Cortellazzo ieri si sarebbero vissuti anche attimi di tensione tra i testimoni e i genitori dei bambini messi in salvo.

I due genitori di Roncade dopo aver riabbracciato i figli si sarebbero allontanati senza nemmeno ringraziare la famiglia di Dragan. A bloccarli gli agenti di polizia giunti sul posto per i primi rilievi. La famiglia trevigiana in ogni caso, da quanto si è appreso, se ne sarebbe andata successivamente tra gli insulti dei presenti.

venerdì 20 luglio 2007

L'uomo di vetro

Un grande film, duro, asciutto, pieno di disperazione e di autentico eroismo: questo è L'uomo di vetro, ultimo lavoro del bravissimo Stefano Incerti. Il film racconta la storia di Leonardo Vitale, il primo pentito di Cosa Nostra, che iniziò a collaborare con la giustizia nel 1972 a Palermo. Tratto dal romanzo omonimo di Salvatore Parlagreco, il film è interpretato dallo straordinario David Coco assieme ad Anna Bonaiuto e Tony Sperandeo. Incerti ha costruito magistralmente un film "doppio", come duplici sono l'animo del protagonista e la società in cui egli vive: Vitale è un assassino, ma è come se il male che ha compiuto fino ad un certo punto della sua vita non lo riguardasse da vicino; poi in lui inizia una sorta di doloroso tormento, che non lo abbandona se non dopo avere raccontato tutto quello che sa ai magistrati, senza altro fine se non quello di purificare la propria anima e arrivando perfino ad infliggersi pesanti punizioni corporali nell'intento di pagare più duramente per i propri errori. Allo stesso modo la famiglia e la società che circondano Vitale hanno una doppia faccia: quella accogliente e consolatoria ma anche opprimente dei sentimenti, e quella opaca afona e terribile dell''onore' mafioso, con la sua bestiale violenza e la sua totale assenza di pietà. Tali dimensioni nel film sono irrimediabilmente mescolate fra loro, nucleo familiare e contesto sociale sfumano uno nell'altro senza soluzione di continuità; se questo è uno dei più grandi meriti della regia e della scrittura, il protagonista del film appare tanto più grande e nobile in quanto tenta di fuggire dalla sua situazione, prova a ritrovare la sua anima e a riportarla alla vita, ben conscio delle conseguenze e senza mai rinnegare le proprie scelte. Il vetro del titolo sta a simboleggiare proprio questo: il protagonsita, oltre ad essere terribilmente fragile, è diverso da chi vive intorno a lui proprio perché cessa di essere opaco per tentare di divenire trasparente, ha la forza di guardare dentro di sè e di mostrarsi per quello che è in realtà: nessuna delle persone intorno a lui ha mai il coraggio di arrivare a tanto; la storia di Vitale trascende in tal modo il contesto mafioso e diventa un esempio da seguire, ovunque.

L'ultimo furto di Telecom Italia?

Solo due parole per dare visibilità a una notizia trovata casualmente, e di cui nessuno ha ancora parlato molto a quanto mi risulta. Premetto che sono un ex cliente Elitel e non mi trovavo affatto male con questo gestore. Ad ogni modo, date un'occhiata a questo articolo: http://www.newsmobile.it/notizia/07,07,18,0009650-1.htm. Vi si spiega in breve come Telecom Italia abbia praticamente costretto la Elitel al fallimento per potersene accaparrare i clienti. Purtroppo anch'io sono fra questi - la cosa mi ha creato, e tuttora mi crea, molto fastidio: dopo il "fallimento" di Elitel mi sono ritrovato improvvisamente, e senza alcuna notifica, privo di linea telefonica. Inizialmente ho pensato si trattasse dei soliti problemi di centralina o di manutenzione. Poco dopo però, sempre per caso, ho letto sul web della "dismissione" di Elitel, causa presunti debiti non pagati a Telecom (si veda questo articolo). Ho chiamato il servizio clienti Elitel, ma ovviamente non si riusciva a prendere la linea da casa mia, mentre telefonando da un'altra utenza il servizio Elitel risultava inattivo. In pratica la Telecom senza dire niente a nessuno si è messa a smontare le linee telefoniche e ADSL della Elitel, mettendo nei guai un mucchio di gente che con il telefono e con Internet ci deve lavorare. Anch'io ho dovuto cercare immediatamente un nuovo gestore, e anch'io ho scoperto l'acqua calda: cioè che Telecom ha una tariffa business, chiamata Teleconomy Caffè, imbattibile sulle chiamate fisso-fisso (bella forza, è l'incumbent...); per contro, con questa nuova tariffa le chiamate fisso-mobile sono impraticabili, mentre con Elitel verso i telefonini le cose andavano abbastanza bene (si poteva anche chiamare un cellulare a zero per i primi 15 minuti). Insomma, nel mio piccolo e per rimediare almeno in parte alla fesseria di essere tornato alla Telecom, scrivo questo post cercando di dare un po' più di visibilità alle malefatte del nostro ex (?) monopolista telefonico, anche sperando che questo ennesimo verminaio de noantri venga prima o poi riconosciuto ed eliminato. Telefonare costa, sognare ancora no...

venerdì 6 luglio 2007

Mio fratello è figlio unico

Lo dico sinceramente: quando Mio fratello è figlio unico è uscito, un paio di mesi fa se non sbaglio, ho rifiutato di vederlo; credevo fosse il solito film catto-comunista, ma più comunista che altro, stile Ovosodo; una stronzata alla Paolo Virzì, per intenderci. Invece non avevo capito niente, perché il film è bello, bello davvero. Merito in primo luogo del copione - autori i grandissimi Rulli-Petraglia con lo stesso regista Luchetti - che ha la medesima profonda umanità vista nel mirabile La Meglio Gioventù, oltreché la stessa attenzione alla Storia e alla società del nostro malandato Paese. Per quanto siano incredibili, o stravaganti, o assurdi gli avvenimenti che il film ci racconta, è ben chiaro che le cose sono andate proprio così: dai capi di Salò a piede libero, fino alla riscrittura marxista dell'Inno alla Gioia di Beethoven in un conservatorio occupato del '68; pestaggi, bombe, e quel che è peggio varie approssimazioni e cecità ideologiche, da una parte e dall'altra, fino al terribile ma inevitabile epilogo degli Anni di Piombo. Ben sostenuto dalla solida regia di Daniele Luchetti, il racconto degli sceneggiatori è a tratti impressionante, anche e forse proprio perché veritiero, realistico, plausibile. L'Italia tira avanti come può, sembrano volerci dire gli autori, e soltanto grazie alle buone azioni dei singoli, di chi riesce a sottrarsi alle idiozie di ogni ideologia per pensare con la propria testa e muoversi di conseguenza. Ecco perché il protagonista Accio non sarà facile da dimenticare: uno dei più bei personaggi visti nel cinema italiano degli ultimi anni, in lui si fondono una spinta ideale fortissima e un'attitudine totale all'esperienza, al vivere le cose sulla propria pelle pagando le conseguenze senza lamentarsi, e facendo silenziosamente tesoro di ogni cosa. Oltre che alla scrittura del film, il merito di questa grandezza va attribuito allo stupefacente Elio Germano, bravissimo, memorabile: ne sentiremo parlare ancora, a lungo e di sicuro: perché c'è qualcosa nel suo modo di recitare che non si è mai visto prima, una capacità incredibile di entrare nel personaggio e di farlo totalmente proprio, nei minimi dettagli. Lode anche al resto del cast: Luca Zingaretti, Angela Finocchiaro, Massimo Popolizio, Riccardo Scamarcio e Anna Bonaiuto.