venerdì 6 luglio 2007

Mio fratello è figlio unico

Lo dico sinceramente: quando Mio fratello è figlio unico è uscito, un paio di mesi fa se non sbaglio, ho rifiutato di vederlo; credevo fosse il solito film catto-comunista, ma più comunista che altro, stile Ovosodo; una stronzata alla Paolo Virzì, per intenderci. Invece non avevo capito niente, perché il film è bello, bello davvero. Merito in primo luogo del copione - autori i grandissimi Rulli-Petraglia con lo stesso regista Luchetti - che ha la medesima profonda umanità vista nel mirabile La Meglio Gioventù, oltreché la stessa attenzione alla Storia e alla società del nostro malandato Paese. Per quanto siano incredibili, o stravaganti, o assurdi gli avvenimenti che il film ci racconta, è ben chiaro che le cose sono andate proprio così: dai capi di Salò a piede libero, fino alla riscrittura marxista dell'Inno alla Gioia di Beethoven in un conservatorio occupato del '68; pestaggi, bombe, e quel che è peggio varie approssimazioni e cecità ideologiche, da una parte e dall'altra, fino al terribile ma inevitabile epilogo degli Anni di Piombo. Ben sostenuto dalla solida regia di Daniele Luchetti, il racconto degli sceneggiatori è a tratti impressionante, anche e forse proprio perché veritiero, realistico, plausibile. L'Italia tira avanti come può, sembrano volerci dire gli autori, e soltanto grazie alle buone azioni dei singoli, di chi riesce a sottrarsi alle idiozie di ogni ideologia per pensare con la propria testa e muoversi di conseguenza. Ecco perché il protagonista Accio non sarà facile da dimenticare: uno dei più bei personaggi visti nel cinema italiano degli ultimi anni, in lui si fondono una spinta ideale fortissima e un'attitudine totale all'esperienza, al vivere le cose sulla propria pelle pagando le conseguenze senza lamentarsi, e facendo silenziosamente tesoro di ogni cosa. Oltre che alla scrittura del film, il merito di questa grandezza va attribuito allo stupefacente Elio Germano, bravissimo, memorabile: ne sentiremo parlare ancora, a lungo e di sicuro: perché c'è qualcosa nel suo modo di recitare che non si è mai visto prima, una capacità incredibile di entrare nel personaggio e di farlo totalmente proprio, nei minimi dettagli. Lode anche al resto del cast: Luca Zingaretti, Angela Finocchiaro, Massimo Popolizio, Riccardo Scamarcio e Anna Bonaiuto.

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