Lascia perdere, Johnny!
Un mezzo pasticcio l'esordio alla regia di Fabrizio Bentivoglio; eppure al film non mancavano certo i crediti, a cominciare dal cast: Toni Servillo ed Ernesto Mahieux, per cominciare, più lo stesso Bentivoglio semi-protagonista. Recitazioni impeccabili, per carità; ma anche Servillo (che del resto appare in un ruolo marginale, da star conscia della propria grandezza) gigioneggia e alla fine perde ai punti con il fratello Peppe, fondatore degli Avion Travel ma anche ottimo attore; mentre Mahieux non aggiunge nulla a una macchietta che sembra uscita dal cinema italiano di serie B degli anni '50. Si respira aria di commedia all'italiana in Lascia perdere, Johnny!, ma è aria viziata: Bentivoglio non ha particolari doti registiche e perde ben presto il controllo del film, fra personaggi che compaiono e scompaiono senza motivo, buchi di sceneggiatura e uno svolgimento che in realtà è un insieme di scenette buono solo per giustificare qualche bella performance da cantante di Peppe Servillo (lui e Bentivoglio sono molto amici, qualche anno fa girarono il Paese con un concerto-spettacolo teatrale degli Avion Travel). La storia non ha senso, le gag non fanno ridere, si ha l'impressione che tutti siano lì per divertirsi senza preoccuparsi troppo del risultato. Un sacco di talento sprecato dunque: a quello degli attori (ci sono anche Lina Sastri e Valeria Golino, oltre al giovane esordiente protagonista Antimo Merolillo, non male) si aggiungono quello di Luca Bigazzi alla fotografia e di Domenico Procacci, alla produzione con la sua Fandango. Mi fa rabbia, e spero serva di lezione a Bentivoglio e a chi come lui pensa che un perfetto commediante debba per forza essere anche un regista decente.
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