Nella valle di Elah
Bellissimo e sconvolgente. In the valley of Elah conferma Paul Haggis uno dei migliori sceneggiatori americani di oggi, oltre a metterne in piena luce il talento registico già affiorato con il precedente Crash. Il copione ha un impianto splendidanebre anticonvenzionale: per gran parte del suo svolgimento esso sembra configurare un perfetto plot di genere investigativo che ha le apparenze di una cupa e serrata indagine poliziesca di ambientazione militare; ma nell'ultima parte il film svela la sua vera natura di riflessione morale ed esistenziale sull'America contemporanea: dopo avere creato una tensione altissima ed avere prefigurato la soluzione dell'enigma, Haggis libera improvvisamente l'opera dalle sovrastrutture di genere, facendo "implodere" drammaturgicamente l'indagine narrata per lasciare un vuoto attraverso il quale traspare l'assurda condizione della società statunitense, simboleggiata perfettamente dal proprio apparato militare. Livido e quasi privo di speranza, In the valley of Elah diviene ancora più agghiacciante quando si ricorda che il film racconta fatti realmente accaduti negli Stati Uniti alla fine del novembre 2004, proprio mentre in Iraq stava avendo luogo la terribile "offensiva" di Falluja, durante la quale gli americani utilizzarono le tristemente note bombe al fosforo bianco (le cui tremende conseguenze sulla popolazione vengono mostrate nel film dai video amatoriali dei soldati statunitensi).
Haggis è poi magistrale nel delineare i suoi personaggi: nonostante il film segua per buona parte i canoni del genere poliziesco, i mirabili personaggi del film vengono connotati più attraverso le loro reticenze, le loro stasi e i loro silenzi che mediante le parole o le azioni. In questo il regista è ben coadiuvato dalla straordinaria recitazione dei protagonisti: Tommy Lee Jones è in stato di grazia, la sua interpretazione è quanto mai sofferta, partecipe e commovente, senza mai nemmeno lontanamente sfiorare il patetico e anzi rifuggendolo con tutte le forze. L'attore, ormai senza dubbio uno dei più grandi del panorama internazionale, è giunto alla sua apoteosi e il suo personaggio, duro, profondo e controverso, rimarrà nella Storia del cinema. Bravissima anche Charlize Theron, attrice vera e matura, qui ancora alle prese con un personaggio complesso dalle molte sfumature al quale sa conferire profonda umanità e dolcezza, assieme alla coscienza della propria impotenza di fronte agli eventi e a una rabbiosa volontà di farvi fronte, o almeno tentare; ricordo infine Susan Sarandon, mater dolorosa e allucinata, alla fine senza più lacrime da versare.
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