Il vento fa il suo giro
Il vento fa il suo giro (E l'aura fai son vir) è uscito nel 2005, pensate un po'. Io l'ho visto al cinema Lux di Quistello (MN) la sera del 31 gennaio 2008. Un miracolo. Poi si lamentano che il cinema italiano fa schifo: per forza, la distribuzione è un racket... Ma stiamo al film, per carità. Opera prima di Giorgio Diritti, girato in digitale in un paesino dell'alta Valle Maira, recitato per metà in occitano; eppure, o forse proprio per questo, il film è assai poco naturalistico: trattasi infatti di un'onesta e robusta parabola sull'intolleranza. Al di là dei fortissimi riferimenti a luoghi e tempi, l'archetipo è volutamente evidente, ed è quello della paura dello straniero: nonostante l'attenzione ai volti e al paesaggio (mi è piaciuta la fotografia di Roberto Cimatti) il film va visto per quello che è effettivamente, cioè la rivisitazione di un cupo assioma della Storia umana. Non è che tutto quanto circonda questo assioma nel film passi in secondo piano, anzi: la scelta della comunità ristretta con una forte tradizione culturale e linguistica ha già il sapore della metafora, oltre a semplificare la lavorazione; l'uso della langue d'oc, anziché "circoscrivere" il fenomeno analizzato ad una cultura particolare, amplifica il carattere archetipico della vicenda, perché conferisce profondità dal punto di vista storico; addirittura la recitazione, per la stragrande maggioranza opera di non professionisti, con le sue mancanze evidenti tende a far cadere l'attenzione spettatoriale sulla storia nella sua interezza anziché sulle vicende dei singoli. Il carattere talvolta ingenuo del film, se considerato da quest'ottica, può trovare dunque una giustificazione ben precisa; Diritti, che ha collaborato anche alla sceneggiatura e al montaggio, è come un buon artigiano che si è appena messo in proprio dopo l'apprendistato: il suo primo lavoro è riuscito come si deve, pur con le immancabili imperfezioni di ogni inizio. E chi non ama le piccole imperfezioni farà meglio a lasciare in pace anche gli artigiani.
Nessun commento:
Posta un commento