La guerra di Charlie Wilson
Sul dizionario Garzanti ho trovato questa definizione di satira: "genere letterario che ritrae con intenti critici e morali personaggi e ambienti della realtà e dell'attualità, in toni che vanno dalla pacata ironia alla denuncia, all'invettiva più acre". Mi sembra che questa definizione si adatti quasi perfettamente all'ultimo film del buon Mike Nichols: storia vera, talvolta ripugnante; condimento assai agro, nessuna simpatia per i personaggi rappresentati; senso di rabbia e impotenza generato in chi vede il film e si ritrova poi a considerare brevemente l'orrida stupidità tipica della specie a cui appartiene. Non c'è nulla che faccia ridere o anche soltanto sorridere in Charlie Wilson's War: ogni accenno viene immediatamente represso dal disgusto e dal disincanto. Insomma, questo è un film che vuole - in buona fede - dare fastidio a chi lo vede, e che ci riesce assai bene, complici le ottime performance "urticanti" di Tom Hanks e Julia Roberts ma soprattutto del grandissimo Philip Seymour Hoffman, che interpreta alla grande il personaggio migliore (non in senso morale) e più simpatico (nonostante tutto, e a confronto con gli altri) del film. Ad ogni modo, per quanta satira ci sia, se si vuole capire un po' cosa stia succedendo oggi in Afghanistan conviene vedere il film: impossibile non confrontare l'operato odierno degli Stati Uniti con quello di vent'anni fa. Scena dopo scena, battuta dopo battuta, Nichols e i suoi mostrano il passato, ma stanno raccontando il presente.
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