Pasolini prossimo nostro
Non c'è molto da aggiungere su Pasolini prossimo nostro; il documentario di Giuseppe Bertolucci parla da solo, e come: perché a parlare è Pasolini stesso, intervistato dal critico tedesco Gideon Bachmann in diversi momenti fra il 1960 e il 1975. La parte più cospicua della testimonianza pasoliniana è stata raccolta durante la lavorazione del terribile Salò o le 120 giornate di Sodoma, che era ancora in fase di montaggio quando il suo autore fu assassinato. Bertolucci ha montato brani audio e video (questi ultimi originariamente a colori) delle interviste di Bachmann con una selezione di fotografie scattate dalla fotografa Deborah Beer sul set di Salò: il risultato non è solo un ideale commentario di quello che da molti è considerato il testamento cinematografico dell'intellettuale friulano, ma anche un feroce e implacabile atto d'accusa contro la società contemporanea, di cui Pasolini aveva lucidamente colto gli aspetti più tremendi e alienanti già più di trent'anni fa. Si ascolta Pasolini con il fiato sospeso, sentendosi direttamente accusati (e a ragione) dalle sue parole: la violenza di ogni potere, l'oggettificazione dei corpi e delle persone, la stupidità disperante dei giovani, la merda che il consumismo tutti i giorni ci costringe a ingoiare... Questo film dovrebbero vederlo tutti, al di là delle scelte e dei meriti dell'autore, forse anche al di là delle singole opinioni: la perdita di Pasolini è ancora più bruciante oggi, 32 anni dopo, soprattutto quando il nostro sguardo, dopo una panoramica sulla realtà circostante, finisce sulla nostra immagine che questa realtà impietosamente riflette.
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