Rai Uno, il girone dei Benigni
Senza volerlo - sia chiaro - ieri sera ho assistito a una decina di minuti dello "spettacolo" di Roberto Benigni sul primo canale del servizio pubblico. Non mi ero informato e non sapevo perché Benigni tornasse in televisione, avevo soltanto sentito le réclame nei telegiornali, sempre del servizio pubblico: uno show fatto di "satira, sesso e lettura di Dante", dicevano. Boh. Comunque, ad un certo punto mi ritrovo davanti il toscanaccio nazionale, quello che aveva cominciato da TeleVacca e dall'Inno-del-corpo-sciolto, tutto tirato a lucido, ben pettinato e infilato dentro un bell'abito stile Prada o D&G, o roba simile. Lo guardo distrattamente e penso: cosa gli è capitato? No, lo so, sono io ad avere perso colpi; del resto non ho mai seguito molto Benigni, non ho nemmeno mai visto La vita è bella, ahimè. Ad un certo punto vedo che Benigni ha vicino a sè un leggìo, così comincio anche ad ascoltare quello che dice, per quanto difficile sia distinguere le parole nel suo eloquio torrenziale: giuro, mi perdo un terzo di quello che gli esce di bocca, per quanto la sua pronuncia è stropicciata; penso: si fermerà un momento, e le terzine del Poeta, che sublimano qualunque umana voce lor si presti, faranno il resto... No. Il leggìo rimane in disparte, mentre Benigni va avanti per la sua strada: ce n'è per tutti (quelli dell'altra parte), Berlusconi Fini Casini Ferrara Calderoli Maroni Buttiglione Storace ecc. ecc. Nulla di male per carità, ci mancherebbe; però mi ha lasciato un po' perplesso il tono delle "gag". Per esempio, vado a memoria: "Buttiglione... Buttiglione è uno che secondo me manco c'ha più il pisello... Ha raggiunto l'atarassia... [...] Rocco si scherza eh? Rocco, 'un me fa' causa ti prego... Comunque non credo che mi farebbe causa, perché se dico che Buttiglione c'ha tre o quattro piselli e lui mi fa causa, poi ci ritroviamo davanti al giudice e lui gli deve fa' vedere quanti piselli ha se vuole vincere... Rocco... Si scherza... Rocco e i suoi piselli...". Imitando Storace: " Ma che cazzo fanno 'sti frosci fiji de 'na mignotta?" e via così. Sono rimasto lì davanti dieci minuti scarsi, e devo aver sentito la parola "cazzo" una decina di volte: una media interessante, da prima serata del primo canale del servizio pubblico. E chi poi si lamenta della volgarità diffusa e imperante non ha capito nulla: no, perché questo è uno spettacolo per famiglie, uno spettacolo di beneficenza (Benigni ripete spesso: "mandate i messaggini eh? Più sono meglio è", così deduco che sia in atto una raccolta fondi) e di alta cultura. Chissà se più tardi Benigni avrà letto il Paradiso. Mi fa tremar le vene e i polsi soltanto pensarci.