Ai confini del Paradiso
Fatih Akin è nato nel 1973. Non l'avrei mai detto, specialmente dopo aver visto il suo ultimo, bellissimo Auf der anderen Seite (il titolo turco è Yasamin kiyisinda). Un film del tutto diverso dal precedente Gegen die wand (uscito in Italia con lo stupido titolo La sposa turca, quando la traduzione letterale sarebbe stata perfetta: "Contro il muro"); avevo molto amato anche quel film, ma gli preferisco quest'ultimo: perché Akin, a 34 anni, ha alzato la posta scrivendo e dirigendo un'opera di gran lunga più complessa, misteriosa e struggente. La sceneggiatura è davvero splendida, ed è costruita con sapienza impressionante: il copione, vincitore a Cannes 2007, è tecnicamente ineccepibile nell'incrociare i destini di diversi personaggi, così come nell'inusuale e perfetta architettura narrativa; nello stesso tempo, mostra una profonda attenzione alla psicologia dei singoli personaggi, superbamente delineati durante i molti cambiamenti che le loro esistenze gli impongono. Il merito maggiore della scrittura di Akin è quello di saper stemperare la propria possente geometria nell'emozione che scaturisce dalle relazioni fra i personaggi, trasformandosi così in racconto mirabile. Come in quasi tutti i film del regista turco-tedesco, gli avvenimenti si svolgono fra la Germania, a Brema, e la Turchia, a Istanbul e Trebisonda: questo contrasto fra le due estremità dell' Europa che fondano l'identità stessa del regista di Amburgo, oltre a sostanziare le simmetrie incrociate che stanno alla base del film, sottolinea la distanza fra i personaggi e la loro volontà, o non volontà, di ritrovarsi. Ottime le recitazioni di tutti i protagonisti, intensi e seducenti.
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