Giorni e nuvole
Finalmente è tornato anche Silvio Soldini, tre anni dopo Agata e la tempesta; questo Giorni e nuvole ha tutta l'aria di essere un'opera "minore" (sia detto senza alcuna connotazione negativa) nella cinematografia del regista milanese, per più di una ragione. Innanzitutto manca la fotografia di Luca Bigazzi, quasi un marchio per i film di Soldini (e sarebbe stato davvero bello vedere la sua interpretazione di Genova, città nella quale il film è ambientato); poi manca Licia Maglietta, che se non altro è l'attrice con la quale ha girato i migliori film del recente passato. Ma non si tratta soltanto di cast&credits: Giorni e nuvole è un film sommesso e accorato, con unità di luogo e concentrato su due soli protagonisti, la coppia formata da Elsa (Margherita Buy) e Michele (Antonio Albanese). Un film realistico: totalmente legato alla realtà contemporanea, disincantato e amaro, quasi privo di quelle spendide aperture al caso e all'inatteso che per i protagonisti di tanti film del regista segnano l'inizio di un'esistenza nuova. In Giorni e nuvole è come se Soldini facesse definitivamente i conti con questo aspetto del suo cinema: anche qui è l'inatteso a dare il via alla storia, e anche qui le esistenze dei protagonisti sono destinate a mutare radicalmente; ma la sostanza del film è assai diversa da quella, ad esempio, di Le acrobate o di Pane e tulipani. Giorni e nuvole è caratterizzato da uno sviluppo narrativo quasi assente: non ci sono svolte, vertici o cadute, ma soltanto una accumulazione di brevi segmenti narrativi che mostrano situazioni tipiche e ripetute. Il montaggio è assai indicativo di questo nuovo tipo di narrazione: le scene sono molto brevi, girate spesso con un'unica macchina da presa, mentre gli stacchi fra una scena e l'altra intervengono proprio quando pare che la tensione narrativa del singolo segmento stia salendo; in altre parole, Soldini sembra voler trasmettere allo spettatore stesso la frustrazione di cui sono vittima i suoi protagonisti, allo stesso tempo dando l'idea della nuova, imperfetta e - è il caso di dirlo - precaria esistenza quotidiana di Elsa e Michele. E' come se il Soldini di Agata e la tempesta si fosse calato dalla atemporalità stralunata del suo film precedente alla contemporaneità triste e banale delle vite di molti di noi. Ma c'è sempre un punto di fuga, foss'anche soltanto la volta affrescata di una cappella riportata alla luce da Elsa dopo un lungo lavoro di restauro: alla fine del film i due protagonisti si rispecchiano dal basso in quell'affresco, scoperto passo dopo passo proprio come il montaggio del film, scena dopo scena, procede nel denudare l'esistenza dei protagonisti per lasciarli infine alla estatica contemplazione dell'unica cosa che gli è rimasta, il loro legame. Il finale, bellissimo, è la sola parte del film in cui la poetica del regista si fa evidente, ma Giorni e nuvole rimane un film differente: esperimento o svolta radicale è difficile a dirsi, data la magnifica imprevedibilità del lavoro di Soldini. Sta di fatto che Antonio Albanese è un bravissimo attore, anche se non è una novità; mentre Margherita Buy, pur in una delle sue parti migliori, dimostra ancora una volta di possedere uno spettro espressivo non particolarmente ampio. Elogio infine a Giuseppe Battiston: come Soldini si è accorto da tempo, l'attore friulano ha un valore inestimabile, essendo forse l'unico vero caratterista a tutto tondo del cinema italiano di questi anni. Anni Buy, appunto.
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