sabato 2 giugno 2007

Grizzly Man

Mai visto nulla del genere prima d'ora. Purtroppo non avevo mai visto nemmeno un film di Werner Herzog, lo confesso con vergogna; ad ogni modo, Grizzly Man mi ha lasciato senza molte parole. Il racconto, che si potrebbe anche definire documentario - ma un po' impropriamente secondo me - narra di Timothy Treadwell, una noto ambientalista americano che trascorse la maggior parte dei suoi ultimi tredici anni di vita fra i Grizzly dell'Alaska, pagando con la vita il suo amore per la natura e la sua volontà estrema di difendere gli orsi. Chi voglia sapere di più su Treadwell potrà come al solito contare su Wikipedia, ma ripeto: il film non è un semplice documentario, nè una biografia, tantomeno un ingenuo inno alla natura. E' la somma di tutto questo mescolata alle ossessioni del regista e del protagonista, in una narrazione ipnotica e a tratti soffocante come la voce da robot dello stesso Herzog, che accompagna le immagini con il suo inglese asettico e impersonale. Il regista tedesco ha uno sguardo malato sulle cose: sa trasfigurare anche le parole e le persone più insignificanti, rivelando di volta in volta l'orrore, la follia, l'oscenità che vi sono insiti. E' lo sguardo di un grande, di qualcuno che sa trasformare semplici riprese non professionali in visioni dai riverberi inaspettati e sinistri; non c'è tregua, sin dai primi minuti le immagini - girate da Treadwell nei suoi lunghi mesi fra gli orsi e montate da Herzog con interviste ad amici e conoscenti dell'ambientalista ucciso - rapiscono e in qualche modo contaminano lo spettatore, che rimarrà vittima della pesante atmosfera del film ben oltre i titoli di coda: costretto a interrogarsi, a continuare a pensare a ciò che ha visto e sentito, cercando una risposta che non potrà arrivare.

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