Zodiac
E' un film non riuscito l'ultimo di David Fincher, per più di una ragione. Tratto dal libro omonimo di Robert Graysmith, il suo primo problema è dover "concentrare" in due ore e mezza di lungometraggio una serie di fatti, nomi, dati e congetture da far paura, disposti lungo un arco temporale di almeno vent'anni; e la sceneggiatura non mi è sembrata all'altezza del compito (peraltro assai arduo): il copione è pieno di buchi, i personaggi cascano a pezzi o paiono perdersi nel nulla, la vicenda - legata ad un caso di cronaca nera ancora irrisolto - è (volutamente?) confusa, e la lettura del film può risultare difficoltosa (anche se questo di solito non è un problema che si possa imputare all'opera). Mi è sembrato che Fincher proprio non sapesse dove mettere le mani: il film più che procedere arranca, ed è a tratti davvero noioso.
La recitazione, poi, lascia parecchio a desiderare: Jake Gyllenhaal, Mark Ruffalo e Robert Downey Jr. sono bravi attori, ma qui sono del tutto monocordi. Nessun guizzo, nessun mutamento sensibile, niente anima nei loro personaggi: dov'è l'ossessione di cui parlano i recensori del film, se poco o nulla viene mostrato della vita privata dei protagonisti? Che ossessione è, se non divora tutto il resto in maniera realmente dolorosa? La colpa, ancora una volta, non è soltanto degli attori: la regia non sembra davvero all'altezza della situazione. Perfino il solito livore fincheriano, che si ritrova in tutte le opere precedenti del regista (Seven, Alien 3, Fight Club, Panic Room) come un marchio di fabbrica, qui è assai diluito, se non del tutto latitante. Da una storia come quella dell'omicida seriale di San Francisco che dà il titolo al film si sarebbe potuto trarre qualcosa di davvero grande, ma Fincher ha ridotto tutto a trama e svolgimento, senza lasciare spazio fra le righe. Peccato.
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