L'uomo dell'anno
Ultimo modesto lavoro del modesto Barry Levinson, con un discreto Robin Williams come protagonista, Man of the Year è anche un po' strambo: vuole soltanto vendere o cerca anche di dire qualcosa? Non saprei rispondere, perchè non ho capito dove il film volesse andare a parare. La prima parte è nettamente la migliore: fantapolitica, si pensa in platea (un comico televisivo diventa presidente degli Stati Uniti, anche per merito di un software difettoso), il racconto è incalzante e l'atmosfera tesa, quasi opprimente; poi il film diventa una improbabile storia d'amore fra il finto presidente e la programmatrice che ha scoperto l'inghippo informatico; infine si arriva alla sezione "conflitto interiore del protagonista", la parte peggiore, risolta in modo approssimativo e banalmente edificante. La scrittura, dello stesso Levinson, è il peggiore punto debole del film: il protagonista è a due dimensioni, il suo agire automatico, a tal punto da risultare poco credibile. Meglio i ruoli secondari: il grande Christopher Walken riesce a nobilitare il suo personaggio e l'intero film, mentre Laura Linney è brava e efficace come al solito.
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