mercoledì 6 febbraio 2008

Bianco e nero

Ci sono quelle sere di domenica nelle quali non sai proprio dove andare a finire, e finisci dentro un cinema. Ecco, Bianco e nero è un film perfetto per tali occorrenze: commediola radical-chic dolceamara e multietnica che appena vale le due ore rubate alla "vita reale", ma che sa rubare con leggerezza. La storia d'amore fra il Volo nazionale (un po' a corto raggio in quest'occasione) e la bellissima ragazza altoborghese e senegalese (interpretata da Aissa Maiga) sicuramente non muterà l'opinione pubblica sul razzismo e sulla discriminazione nel Belpaese: Bianco e nero è zeppo di luoghi comuni, a cominciare dal titolo banalissimo e (quindi) vendibilissimo; non offre sguardi memorabili o altamente originali su ciò che pretende di raccontare; procede per scenette e battutine; il finale è scontato già al primo quarto di film. Aggiungiamo una performance non proprio memorabile del cast, con la splendente eccezione di Anna Bonaiuto (il suo personaggio è periferico e vale quattro soldi, ma l'attrice gli conferisce una profondità quasi seducente, mentre tutti gli altri sulla scena - protagonisti compresi - sembrano figurine Panini). Eppure Cristina Comencini ha il tocco leggero (in senso buono), il filmetto è agile e scorre veloce verso il suo finale scontato, senza troppi sbadigli. Soprattutto poi, di razzismo non si parlerà mai abbastanza: forse anziché raccontare soltanto l'altoborghesia senegalese romana sarebbe stato meglio incontrare tutta la manovalanza africana schiavizzata nelle campagne del sud, da dove le uniche voci che arrivano, ogni quattro anni, sono quelle dei Medici Senza Frontiere (si legga qui); e forse un film del genere sarebbe stato meglio affidarlo all'altra regista Comencini, Francesca.

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