sabato 2 agosto 2008

Be Kind Rewind

Stupendo!!! Michel Gondry - se qualcuno aveva ancora dei dubbi - è un vero matto, e un vero genio. Già lo si capiva vedendo, come in un'estasi pop o un trip ben riuscito, i suoi precedenti Eternal Sunshine of the Spotless Mind (aka Se mi lasci ti cancello, 2004) e La science des reves (aka L'arte del sogno, 2006). Adesso mi sembra di leggere una specie di percorso nel giro di questi tre film: il primo aveva al centro la memoria, il secondo i sogni, il terzo il cinema; tutti parlano d'amore, in fondo. Forse Be Kind Rewind racconta dell'amore per il cinema che diventa sogno realizzato? O di come per amore degli altri ci si metta a sognare e di conseguenza a fare cinema? O di come la memoria, il cinema e la vita abbiano le stesse proprietà fondamentali (mutevolezza, fragilità, inconsistenza)? Ognuno dia la propria risposta, non c'è modo di sbagliare. In ogni caso, uno degli aspetti più affascinanti del cinema di Gondry è l'inserimento di elementi surreali in un contesto del tutto naturalistico; e qui cerco di spiegarmi: il caro visionario disadattato nei suoi film inizia sempre descrivendo un ambiente urbano, in interni e/o in esterni, con piglio da documentarista (ovvero con macchina da presa assai mobile o addirittura a mano, luce apparentemente naturale, fotografia sgranata) e ci mette dentro personaggi apparentemente "normali", soltanto un po' troppo solitari o appartati rispetto alla "media". Molto presto però nelle esistenze di questi personaggi piomba prepotentemente l'Incontrollabile, sotto forma di avvenimenti che da questa parte dello schermo sono semplicemente impossibili. E da quel momento non soltanto la vita dei personaggi cambia senza revoche, ma anche il modo in cui il film si racconta e entra nella testa dell'indifeso spettatore. Intanto mi è venuta in mente un'altra cosa che accomuna tutti i film di Gondry che ho citato: al centro di questi film c'è sempre una rappresentazione creata dai protagonisti, nella quale i protagonisti stessi si autoinseriscono (la memoria in Eternal Sunshine, i sogni in La science, i film "sweded" in Be Kind); e questa autorappresentazione finisce con il diventare più grande di chi la crea, e con il sottrarsi al controllo di questi ultimi fino a ritorcersi contro di essi, per venire infine (sempre apparentemente) domata e ricondotta - letteralmente - a più miti pensieri. Allora si può dire che Gondry racconti sempre la potenza dell'immaginazione? Mah! A me personalmente non interessa saperlo, mi basta solo poter continuare a vedere i suoi film, che mi hanno sempre dato parecchia felicità. Be Kind Rewind è forse quello che me ne ha data di più, perché fra le altre cose è un vero inno al cinema, a quello che il cinema è veramente, alla sua bellezza e a quello che significa nella vita delle persone. E infine, fa morire dal ridere! Le scene in cui Jerry (Jack Black, bravo) e Mike (Mos Def, bravissimo) girano il remake di GhostBusters, oltre a essere da antologia, lasciano senza respiro per le risate che provocano. Buon divertimento!

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