sabato 2 agosto 2008

Il cavaliere oscuro

Una vera goduria, ecco cos'è The dark knight. Non me ne frega niente se è una macchina concepita e realizzata per sbancare i botteghini o se lo hanno usato per fare product placement a più non posso: si fottano. Io non comprerò mai un cellulare o una moto o un'auto perché ho visto queste cose in un film che mi è piaciuto, e il fatto che io sia anni luce lontano dal potermele permettere è l'ultima ragione. Penso che su queste stupidaggini sia meglio chiudere un occhio e godersi lo spettacolo. Quel che mi fa incazzare semmai è la più che probabile speculazione sulla morte di Heath Ledger, Dio lo benedica, anche se non credo che il pensiero della sua morte sia in cima alla lista nella testa di chi va a vedere il film; credo che vadano a vedere il film perché c'è Heath Ledger e basta, o almeno così ho fatto io e così mi piace pensare abbiano fatto altri. Del resto la sua interpretazione non lascia delusi: il vecchio Heath era già un grande e lo sarebbe diventato ancora di più, poteva fare qualunque cosa, io credo. E non c'è molto altro da dire.
Era un pezzo che non entravo in un cinema e giuro che sedendosi vicino allo schermo, bene al centro della fila, si passano due ore e mezzo assai piacevoli. La prima cosa che colpisce è l'incredibile numero di star hollywoodiane reclutate: oltre a Ledger (ripeto, il suo Joker se la gioca con quello di Jack Nicholson) ci sono Christian Bale, Michael Caine, Aaron Eckhart, Gary Oldman, Maggie Gyllenhaal e Morgan Freeman. E vai. Altra ottima cosa è il ben noto perfezionismo di Christopher Nolan, che si nota nei dettagli e nell'insieme. Nolan ha scritto il film (assieme al fratello) e ha fatto anche parte della produzione, segno che credeva molto nel progetto. E infatti nulla è lasciato al caso, la recitazione non è mai approssimativa nonostante la quantità di gente al lavoro sul set, e il copione è quello del miglior Batman di sempre, grazie anche ad alcune interessanti trovate "sociologiche" e ai trucchetti enunciativi tipici del lavoro di Nolan (in questo caso sono gli "scherzi" e le reticenze che il film mette in atto nei confronti dello spettatore). Insomma, il quarto Batman è un prodotto su cui si è investito parecchio e che non ha deluso nessuna aspettativa: tutto chiaro e risaputo. Un'altra cosa risaputa, ma forse un po' più vecchia e quindi meno evidente, è che la saga di Batman non è soltanto una serie di film fatti per far divertire la gente e fare un sacco di soldi. Come il buon Gianni Canova scriveva qualche anno fa nel suo L'alieno e il pipistrello (Bompiani 2001 o 2002, non ricordo) questi film sono una perfetta cartina di tornasole per il nostro immaginario, e la dicono lunga non solo su quello che sta diventando o è già diventato il cinema, ma anche su quello che siamo noi. Ricordo che Canova scriveva dell'avvento di un cinema "tattile", in cui il coinvolgimento dello spettatore era e sarebbe stato ricercato a tutti i livelli sensoriali e non più soltanto attraverso la visione. Bene, senza farla troppo lunga chi ha visto Il cavaliere oscuro credo converrà con me sul fatto che il film parla a tutto il corpo dello spettatore: e non sto dicendo che si sente un sapore particolare sulla lingua mentre si è seduti in platea, ma che le suggestioni portate dal film ci spingono a un'esperienza totalizzante e totalmente immersiva. Io non sono un avido spettatore di blockbusters, ma immagino che quel che si cerca oggi andando a vedere un film mainstream come questo sia diverso da ciò che ci si aspettava anche soltanto quindici anni fa, se non dieci. E' piacevole immaginare che quando andiamo a vedere un film, anche il film veda noi; e non soltanto attraverso la lente deformante del marketing. Personalmente poi provo più rancore verso un film "d'autore" mal riuscito perché autoreferenziale, che verso un film "commerciale" che fa divertire e si fa amare da tutti, nessuno escluso.

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