venerdì 30 novembre 2007

Rai Uno, il girone dei Benigni

Senza volerlo - sia chiaro - ieri sera ho assistito a una decina di minuti dello "spettacolo" di Roberto Benigni sul primo canale del servizio pubblico. Non mi ero informato e non sapevo perché Benigni tornasse in televisione, avevo soltanto sentito le réclame nei telegiornali, sempre del servizio pubblico: uno show fatto di "satira, sesso e lettura di Dante", dicevano. Boh. Comunque, ad un certo punto mi ritrovo davanti il toscanaccio nazionale, quello che aveva cominciato da TeleVacca e dall'Inno-del-corpo-sciolto, tutto tirato a lucido, ben pettinato e infilato dentro un bell'abito stile Prada o D&G, o roba simile. Lo guardo distrattamente e penso: cosa gli è capitato? No, lo so, sono io ad avere perso colpi; del resto non ho mai seguito molto Benigni, non ho nemmeno mai visto La vita è bella, ahimè. Ad un certo punto vedo che Benigni  ha vicino a sè un leggìo, così comincio anche ad ascoltare quello che dice, per quanto difficile sia distinguere le parole nel suo eloquio torrenziale: giuro, mi perdo un terzo di quello che gli esce di bocca, per quanto la sua pronuncia è stropicciata; penso: si fermerà un momento, e le terzine del Poeta, che sublimano qualunque umana voce lor si presti, faranno il resto... No. Il leggìo rimane in disparte, mentre Benigni va avanti per la sua strada: ce n'è per tutti (quelli dell'altra parte), Berlusconi Fini Casini Ferrara Calderoli Maroni Buttiglione Storace ecc. ecc. Nulla di male per carità, ci mancherebbe; però mi ha lasciato un po' perplesso il tono delle "gag". Per esempio, vado a memoria: "Buttiglione... Buttiglione è uno che secondo me manco c'ha più il pisello... Ha raggiunto l'atarassia... [...] Rocco si scherza eh? Rocco, 'un me fa' causa ti prego... Comunque non credo che mi farebbe causa, perché se dico che Buttiglione c'ha tre o quattro piselli e lui mi fa causa, poi ci ritroviamo davanti al giudice e lui gli deve fa' vedere quanti piselli ha se vuole vincere... Rocco... Si scherza... Rocco e i suoi piselli...". Imitando Storace: " Ma che cazzo fanno 'sti frosci fiji de 'na mignotta?" e via così. Sono rimasto lì davanti dieci minuti scarsi, e devo aver sentito la parola "cazzo" una decina di volte: una media interessante, da prima serata del primo canale del servizio pubblico. E chi poi si lamenta della volgarità diffusa e imperante non ha capito nulla: no, perché questo è uno spettacolo per famiglie, uno spettacolo di beneficenza (Benigni ripete spesso: "mandate i messaggini eh? Più sono meglio è", così deduco che sia in atto una raccolta fondi) e di alta cultura. Chissà se più tardi Benigni avrà letto il Paradiso. Mi fa tremar le vene e i polsi soltanto pensarci.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

forse sei troppo ignorante per comprendere un genio di tale statura.
mi sa che la divina commedia non l'hai letta manco per sbaglio a scuola.
mi dispiace ma l'arte non è per tutti

Damiano Bassi ha detto...

"Un genio di tale statura"?? Ma non farmi ridere!! Intanto vergognati, non hai nemmeno il coraggio di lasciare il tuo nome, evidentemente hai paura delle tue stesse opinioni e non sai nemmeno di cosa parli. La Comedìa (si scrive con lettera maiuscola, ignorante) l'ho letta e studiata per tre anni al Liceo; possiamo parlarne, se hai il coraggio di farti rintracciare. E poi, se ci riesci, spiegami in cosa consiste il "genio" di Benigni; forse nel mescolare il sacro al profano? L'hanno già fatto in molti, se è per questo, e con ben altra eleganza. Proprio vero che ognuno ha quello che si merita... Bravo, continua così, fatti del male!