lunedì 24 novembre 2008

Le tre scimmie

Mette quasi soggezione il film di Nuri Bilge Ceylan, regista turco di Istanbul, classe 1959. Migliore regia a Cannes 2008, Ceylan non è nuovo alle vittorie, sulla Croisette e altrove; io non lo conoscevo prima di quest'anno, e ho letto su Wikipedia che di mestiere fa anche il fotografo. Sto perdendo tempo volutamente con queste note biografiche, perché non so da dove cominciare per parlare del film... Opera oscura, morbosa e affascinante, Le tre scimmie è pervaso da un'atmosfera soffocante, una claustrofobia che non viene per nulla mitigata dagli squarci assolati sul Bosforo, o dal luminoso paesaggio anatolico. In effetti gran parte dell'"azione" si svolge all'interno di un modesto appartamento alla periferia della capitale, casa nella quale abita una famiglia di tre persone, padre madre e figlio. Pieno di silenzi tesi e opprimenti, il film procede con un sapiente accumulo di reticenze, fatti inspiegati e visioni, senza lasciare tregua allo spettatore. Fin dall'inizio si percepisce un senso di tragedia imminente, di catastrofe; ma Ceylan non mostra tale catastrofe nel suo avvenire, come se al regista interessasse molto di più analizzarne le cause, anzi, la catena di eventi successivi all'avvenimento casuale e tragico che apre il film. Fin da quel primo momento, una punizione sembra certa per i protagonisti; ma quando tale punizione arriva, per ognuno si tratta di qualcosa di inaspettato e aleatorio, come se i personaggi venissero colpiti dal Caso laddove meno se lo aspetterebbero. E così da un fatto esterno e accidentale, di cui i tre personaggi principali non hanno alcuna colpa, si sviluppa una serie di eventi che non solo travolgeranno i protagonisti e distruggeranno i loro rapporti reciproci, ma li renderanno anche colpevoli a loro volta.
Non ci sono risposte nel film, semplicemente perché nemmeno le domande vengono poste: Ceylan mostra avvenimenti che accadono, uno dopo l'altro, legati da nessi più o meno casuali, più o meno decisionali: e il rapporto, mai svelato, fra caso e libera scelta è al centro del film. Le proporzioni di tali componenti nelle vite dei personaggi non sono mai chiare; appare ben chiaro, invece, che la salvezza non è possibile. E' senza musica e senza speranza, Le tre scimmie: rimane soltanto lo sguardo, interiore o meno, per cercare di avvicinarsi al mistero dell'esistenza umana.

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