mercoledì 20 giugno 2007

Il matrimonio di Tuya

Lieve ma per niente leggero, semplice e bellissimo, pieno di autentica saggezza: ecco Il matrimonio di Tuya. Un film traboccante di vera umanità e di profondi sentimenti, che è anche un racconto perfetto, senza un attimo di noia, senza cadute. E' davvero mirabile il modo in cui il regista Wang Quanan sa rivelare l'anima dei personaggi senza quasi mai usare primi piani, e riprendendo i suoi attori spesso avvolti da pesanti abiti che ne celano le movenze e le fattezze: la protagonista Yu Nan, molto brava, recita per la maggior parte del film con il viso parzialmente visibile per via di una sciarpa sempre avvolta attorno alla testa. Il paesaggio sublime della Mongolia cinese è poi mostrato nella sua nudità, senza alcun compiacimento e anzi con un amore celato e intimo per le creature che popolano quelle lande desolate assieme agli uomini. Il matrimonio di Tuya è fatto di una materia sempre più rara al cinema: la reticenza. I silenzi, gli sguardi che si sfiorano appena, i sentimenti più nobili non esibiti e anzi il più possibile nascosti dietro modi di agire sconnessi e imperfetti; così come i grandi gesti di magnanimità nascondono o si fanno portatori di discordia e interessi personali mascherati. Se c'è un messaggio in questo film, una "morale" per così dire, più o meno si può riassumere così: anteporre il proprio interesse e il proprio benessere a quello altrui è male, mentre il bene si ritrova soltanto nel sacrificio e nell'abnegazione. Ben lontano però dall'essere una fiaba edificante, il film non dimentica mai la pochezza delle cose umane; ma senza mai giudicarla, e anzi trasfigurandola attraverso la contemplazione della natura e l'empatia verso tutti gli esseri umani.

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